venerdì 24 febbraio 2012

Di corsa!

Sono giorni di corse e corse, sempre con la mia piccolina a fianco.
Visto che il tempo si è fatto clemente, grazie a un tiepido sole, siamo uscite in passeggiata, ma anche a sbrigare commissioni in sospeso, a trovare i nonni, a gironzolare per agenzie immobiliari sognando di trovare una casa tutta per noi.
Sono esausta ma soddisfatta. Per questa settimana so che ho dato il massimo.
Ieri, dulcis in fundo, lavaggio tappeti della cucina, che tra un po' iniziavano a camminare da soli. E li laviamo almeno ogni tre o quattro settimane eh, ma cucina + bambini è un binomio esplosivo! Allora, mentre la mega-lavatrice a gettoni lavava, io che ero in giro con Anita da qualche ora l'ho cambiata sul tavolone dove si ripiegano i panni.

Et voilà, piccole gambe al vento


Ma non posso mancare di mostrare anche il primo carnevale del mio piccolo uomo, convinto di essere vestito da mucca ("Mucca, mamma!"), con l'abito da dalmata prestato dai cuginetti. Qui siamo all'asilo nido, nel suo mondo di amici, scatenato...



Oltre a tutto ciò ho regolarmente cucinato e presto vorrei inserire qualche ricetta.
Presto, chissà...

Giorgia

venerdì 17 febbraio 2012

Lasagne. A proposito di modelli e di maternità (...)

Questa settimana, la prima a casa sola con Anita, senza padre e figlio malati e ipercinetici o moribondi (indovinare a chi vanno i rispettivi aggettivi :-) mi sono collegata parecchio. Tante cose in sospeso da chiudere, ricerche da fare e il piacere di non essere interrotta 100 volte al secondo.
Mi piacerebbe leggere di tutto un po' di più ma una cosa che non riesco a seguire e mi manca molto sono i siti che affrontano le questioni di genere. Quello a cui farò riferimento a breve, Lipperatura, non appartiene alla categoria, non esplicitamente almeno, ma ne scrive spesso e molto bene. Tra l'altro l'autrice è la conduttrice radiofonica Loredana Lipperini, che seguo via radio, il pomeriggio, quando posso, a Fahrenheit.
Ma stamattina mi sono soffermata sull'ultimo articolo del suo blog e non potevo non citarlo.
Si intitola Lasagne, sottotitolo A proposito di modelli e di maternità (...).. Lipperini scrive riferendosi a un articolo uscito oggi su Repubblica, che riporta i risultati di un'inchiesta del Wall Street Journal, che ha messo a confronto i tanti modelli proposti alle donne dal mercato editoriale, in particolare per quelli dedicati alle madri. Risulta che quelle italiane sono e rimangono "senza eguali al mondo". Si cita, come da manuale, "l´invidia per i manicaretti che cucinava la madre italo-americana di un (...) amico d´infanzia [dell'autore dell'articolo]". Eh, vedi che si casca sempre su le tette, i bei fianchi, riempire la panza e poco altro?
"L´eccellenza italica rischia però di essere un cliché e forse una trappola.". Sono d'accordo, anche perché non considero la ricchezza di ricette regionali e la bravura delle donne italiane in cucina ragione d'eccellenza, sono altri gli standard per cui vorrei il nostro paese fosse conosciuto e stimato (letteratura, arte, politica, scienza ecc).
Seguono citazioni di studiose, intellettuali, blogger italiane che a vario titolo si occupano di maternità che rifiutano questa identificazione "mamma italiana uguale accudimento uguale manicaretti uguale la preferita in assoluto", che mi trovano tutte d'accordo.
Io. Quando è nato Giovanni ho continuato a cucinare a tutto spiano perché adoro farlo, appena ho potuto sono tornata a indossare i tacchi e le gonne aderenti e non ho mai rinunciato al rossetto rosso e a cercare lo sguardo di ammirazione di mio marito (che viene raramente, ma questa è un'altra storia). E ora che c'è Anita ho intenzione di fare lo stesso, certo, con le energie che mi rimangono dall'avere una figlia in più, tre anni quasi di corse ecc. E con entrambi cerco di essere tanto dolce quanto severa, ambiziosa quanto rispettosa, di programmare e improvvisare. Insomma, non ho schemi di comportamento che considero "italiani" ma faccio quel che posso con quel che ho.
Ad esempio credo che se molte donne (famiglie) italiane potessero avere un asilo nido a disposizione vicino a casa, da pagare a un prezzo corretto, si assisterebbe a una naturale emancipazione di molte donne che fuori casa e con uno stipendio maturerebbero certamente l'autonomia fisica e mentale che molte investono, loro malgrado, in cura della famiglia. Altro che "naturale passione per la cura dei figli". E io intanto sono di nuovo a casa per scadenza ennesimo contratto, tanto per dire che so di cosa parlo.
Oppure se si assistesse ad una programmazione della Rai che invece di dar tanto spazio all'inguine superdepilato e decorato da farfalle di una show girl (vedi Sanremo 2012) magari mi proponesse qualche programma sull'eccellenza, quella si, delle scienziate italiane, o sui percorsi di emancipazione femminile in Italia, o su un Report qualunque, moltiplicato per tante trasmissioni. Ma qui mi interessa meno, avendo rinunciato alla TV.
Quel che intendo è che non mi riconosco nemmeno io nella categoria citata. Andrò a leggere l'articolo e se necessario aggiungerò qualche commento, ma per ora mi sembra che sia sempre la solita storia: di mammà ce n'è una sola ecc ecc.
Ma quando mai? Io voglio parlare per me.

sabato 11 febbraio 2012

La gravidanza e il Parto/2

Ad un mese e qualche giorno dalla nascita di Anita aggiungo qualcosa sull'argomento perché come mi capita sovente (mio malgrado) ne ho scritto troppo di fretta e ho perso un po' dell'immenso valore di questa esperienza.


La gravidanza è stata poco "vissuta" rispetto alla prima, di Giovanni. Fuori casa per lavoro dalle 9 alle 17, fino a un mese prima di partorire e con un prima e un dopo fatto di un altro bambino, la casa, la gestione delle nostre vite, ho ascoltato la mia panciona troppo poco. Questo mi pesava moltissimo, ho avuto qualche momento di crisi bello grosso, ma non avevo scelta e ho pensato spesso che anche Anita avrebbe dovuto trovare il suo modo di stare nella situazione in cui si era trovata. Intendo che io avevo fatto del mio meglio, ma questa è la famiglia in cui è capitata e questa la mamma e quindi ho sempre sperato che comunque lei, lì dentro, trovasse la sua serenità. E tante volte mi è sembrato di sentire che era così, che bastava un momento di calma, una carezza e qualche parola e lei stava bene, si rilassava, dava un calcetto leggero come per dire "Ok mamma, va bene così, non preoccuparti".
Fortunatamente è andato tutto bene, una bella gravidanza.
Un po' di pasticci miei e dei medici con la data di concepimento, con la data indicata dallo sviluppo della bambina e qualche giorno di ritardo che si è presa la piccola, ci hanno fatto attendere con maggiore ansia rispetto alla prima volta il suo arrivo. Ma ricordo che quando ho visto quella gocciolina di sangue che mi avvertiva che ero (probabilmente) pronta (e così era), mi sono lasciata andare. Più consapevole di un paio d'anni prima, sapevo che il mio corpo avrebbe seguito ritmi atavici, naturali e mi sono lasciata andare.
Magari a vedermi dall'esterno sembrava meno, ero anche un po' spaventata, ma sfido chiunque a mantenere una calma zen con le contrazioni! Oltretutto ho scoperto perché dal secondo parto in poi è tutto "più veloce": eh, le contrazioni sono tonanti!!! In due ore mi sono dilatata completamente con la bellezza di 50'' di contrazione ogni 4/5 minuti, ogni volta mi sembrava di essere strappata da dentro. Ma sapevo che andava bene così e che ogni passo mi avvicinava più a dare la vita a lei.
Il resto l'ho raccontato nel primo post, l'ostetrica bravissima, misurata, rispettosa, capace (la volta precedente erano almeno tre) e una collaborazione tra noi due fatta di gesti e movimenti alternati, velocissimi e indicazioni precise "Spingi", "Trattieni", "Vai bene così, bravissima", "No non ce la faaaaccioooooooooo!!!!!!!!" ecc ecc ma in 15 minuti tutto è accaduto.
Ora che ho ri-provato ne ho meno timore. Ora "so".

Di seguito una Gallery del pancione, poco cronologica perché il fotografo nei mesi precedenti era preso da molte altre cose e abbiamo recuperato sul fil di lana.





Chiudo con un Grazie ad Anita perché mi ha scelta come mamma, e Grazie alla natura rappresentata dal mio corpo, che mi ha permesso di godere una seconda volta di questa pazzesca opportunità. Spero ogni giorno di esserne all'altezza.

Giorgia

domenica 5 febbraio 2012

DUE IMMENSI ANNI E MEZZO: Auguri Amore!!!

Il mio piccolo il 2 febbraio ha toccato quota due e mezzo.
Doveroso dedicargli due righe di celebrità dato quel che sta passando da quando ha compreso che non sarebbe più stato figlio unico!
Per oggi tralasciamo dell'effetto che ha su di noi questa sua reazione...




E' piccolo ma grandissimo, energia pura, bastian contrario e tenero, generoso e onni-volente! A volte di fronte a certe prese di posizione commentiamo sconsolati che "chi non ha testa ha gambe" - detto veneto che viene meglio in dialetto, ma si capisce il significato - invece poi ci frega con una maturità emotiva e una capacità di fare fronte alle situazioni notevole. Vorrà dir qualcosa aver fatto pratica quando aveva nemmeno un anno.
O è una piccola roccia, e basta.

Auguri Gio. Mamma

giovedì 2 febbraio 2012

Wislawa

Ieri se n'è andata Wislawa Szymborska.

Questo il suo sorriso


Era, è, una poetessa di fama internazionale, era capace di scrivere cose come questa:

La cipolla


La cipolla è un’altra cosa.
Interiora non ne ha.
Completamente cipolla
Fino alla cipollità.
Cipolluta di fuori,
cipollosa fino al cuore,
potrebbe guardarsi dentro
senza provare timore.

In noi ignoto e selve
di pelle appena coperti,
interni d’inferno,
violenta anatomia,
ma nella cipolla – cipolla,
non visceri ritorti.
Lei più e più volte nuda,
fin nel fondo e così via.

Coerente è la cipolla,
riuscita è la cipolla.
Nell’una ecco sta l’altra,
nella maggiore la minore,
nella seguente la successiva,
cioè la terza e la quarta.
Una centripeta fuga.
Un’eco in coro composta.

La cipolla, d’accordo:
il più bel ventre del mondo.
A propria lode di aureole
da sé si avvolge in tondo.

In noi – grasso, nervi, vene,
muchi e secrezione.
E a noi resta negata
l’idiozia della perfezione.

ma anche

Scrivere un curriculum

Che cos'e' necessario?
E' necessario scrivere una domanda,
e alla domanda allegare il curriculum.
A prescindere da quanto si e' vissuto
e' bene che il curriculum sia breve.
E' d'obbligo concisione e selezione dei fatti.
Cambiare paesaggi in indirizzi
e malcerti ricordi in date fisse.
Di tutti gli amori basta quello coniugale,
e dei bambini solo quelli nati.
Conta di piu' chi ti conosce di chi conosci tu.
I viaggi solo se all'estero.
L'appartenenza a un che, ma senza perche'.
Onorificenze senza motivazione.
Scrivi come se non parlassi mai con te stesso
e ti evitassi.
Sorvola su cani, gatti e uccelli,
cianfrusaglie del passato, amici e sogni.
Meglio il prezzo che il valore
e il titolo che il contenuto.
Meglio il numero di scarpa, che non dove va
colui per cui ti scambiano.
Aggiungi una foto con l'orecchio in vista.
E' la sua forma che conta, non cio' che sente.
Cosa si sente?
Il fragore delle macchine che tritano la carta.

e questa, che mi ha sempre aperto dentro un baratro:

Addio a una vista

Non ce l'ho con la primavera
perché è tornata.
Non la incolpo
perché adempie come ogni anno
ai suoi doveri.
Capisco che la mia tristezza
non fermerà il verde.
Il filo d’erba, se oscilla,
è solo al vento.
Non mi fa soffrire
che gli isolotti di ontani sulle acque
abbiano di nuovo con che stormire.
Prendo atto
che la riva di un certo lago
è rimasta - come se tu vivessi ancora bella
come era.
Non ho rancore
contro la vista per la vista
sulla baia abbacinata dal sole.
Riesco perfino ad immaginare
che degli altri, non noi
siedano in questo momento
sul tronco rovesciato d’una betulla.
Rispetto il loro diritto
a sussurrare, ridere
e tacere felici.
Suppongo perfino
che li unisca l'amore
e che lui stringa lei
con il suo braccio vivo.
Qualche giovane ala
fruscia nei giuncheti.
Auguro loro sinceramente
di sentirla.
Non esigo alcun cambiamento
dalle onde vicine alla riva,
ora leste, ora pigre
e non a me obbedienti.
Non pretendo nulla
dalle acque fonde accanto al bosco,
ora color smeraldo,
ora color zaffiro
ora nere.
Una cosa non accetto.
Il mio ritorno là.
Il privilegio della presenza ci
rinuncio.
Ti sono sopravvissuta solo
e soltanto quanto basta
per pensare da lontano.

Secondo me il mondo ha meno senso, è meno bello, meno giusto ora.
Mi mancherà.