sabato 30 novembre 2013

Diario dai mesi del freddo

Buongiorno, ben ritrovate e ritrovati, miei sparuti lettori.
Negli ultimi mesi molte cose hanno riempito la mia vita.
Ho ad esempio compiuto 40 anni Eh si, la fatidica meta.
Non che li cercassi, ma dopo i trenta ho capito che prima o poi ci sarei arrivata e non so dire perché ma la sensazione è che la cosa sia avvenuta velocemente. In mezzo c'è l'incontro con quello che è poi diventato il mio compagno di vita (in questo periodo, 10 anni fa), mille impegni e piccole sfide, anche lavorative, che hanno riempito i miei inverni lavorativi e non, la nascita di Giovanni, l'incidente e l'anno che è seguito, il matrimonio, l'arrivo di Anita, la ricerca della casa di cui poco ho scritto ma che ha preso un anno di energie e poi la ristrutturazione, che oltre alle energie ha rubato anche un po' di sogni, causa amici che si rivelano poco amici e mariti che vanno in grande crisi e si rivelano mariti in rodaggio.

Ora, che il trasloco è fatto - pur con molte scatole ancora in giro, e che gli equilibri e i legami sono in via di essere ristabiliti (quasi tutti, certe ferite sono ancora aperte e dolorose, ma sono utili pure quelle) e da un paio di mesi abbiamo dato una svolta, mi vien da dire che forse tanto veloci, questo anni, non lo sono stati. Il tempo non scorre a nostro piacimento, ma magari la mia percezione di velocità è legata ai miei ritmi, spesso forsennati anche quando dovrei o potrei rallentare. Ad esempio quando sono con i piccoli, che reclamano spesso "Tempo mamma, gioca con me" e io a rincorrere lavatrici, pentole e progetti fuori casa. Ho riflettuto molto e mi sono accorta che sono tale e quale mia madre, che mai avevo un momento per fermarsi con me, nè a parlare "Chiacchiere inutili!" nè, - orrore - a fare due passi e a perder tempo. E sono venuta su con una specie di ansia da mancanza di tempo (e di parole e abbracci e ascolto) che, pur riconoscendola come sbagliata, ho fatta mia. L'impegno dei prossimi mesi/anni è di lavorarci, di capire cosa va a stuzzicare delle mie incertezze l'idea di non finire le cose, di non dare importanza alle relazioni, ma sempre agli obiettivi, ai compiti da svolgere.

E di cose da scrivere ne avrei sempre tante, mi manca farlo. Ma quando mi vengono in mente non sono davanti al computer e quando ci sono ho troppo da fare, soprattutto a cercare lavoro, la mia ossessione, questa si.
Sarà che la laurea in lettere, dovevo capirlo, porta solo all'insegnamento, anche se con alterne sfortune nel nostro paese. Sarà che ho fatto i miei stage e le mie prove e la mia valanga di volontariato dall'età di 16 anni e posso dire che non devo dimostrare nulla a nessuno. Ma quando, come ieri, mi offrono un full-time ore 9 - 18 a 3.10 € l'ora, telefonista in rivista patinata, una parte di me ruggisce! Mi dico "Si, vai, almeno esci di casa e magari ne viene fuori qualcosa", ma poi aggiungo "Non posso cedere a un'offerta così umiliante, è sfruttamento e prendere poco per poco, tanto vale godermi figli e famiglia". Non so che fare, ma sono sempre più annichilita di fronte a una situazione paradossale, che sembra finta, un film pieno di errori e brutture. E invece è tutto vero e con me sono nella stessa situazione milioni di italiani!
E poi leggo di fantastiche mamme che scelgono di non lavorare e mi dico che a me è sfuggito qualcosa. A parte che dei soldi abbiamo bisogno, ma a me piace, io voglio fare qualcosa, mi piace uscire, fare, imparare, confrontarmi. Ma a ritmi umani (mammeschi dovrei scrivere, categoria sconosciuta a chi non ha prole) e retribuita decentemente.
A proposito di trovarsi nelle situazioni e di come si percepiscono e si attraversano, stamattina sono andata a leggermi l'ultimo post dell'ottima Estrellazul, che mi ha ancora una volta fatta sentire tanto partecipe dei suoi pensieri. Lo segnalo come ulteriore riflessione alle mie parole.

Chiudo con i miei piccoli, le mie gioie.
La casa nuova li ha gasati tantissimi, più spazio, più movimento, più cose da inventare. Noi siamo stati tanto presi dal trasloco e dal riordino e li abbiamo piazzati ora qua e ora là, e se ci penso hanno mantenuto un umore anche buono. Giovanni forse, ce la sta facendo un po' pagare. Tanta irritazione e urla, ma accanto a grandi abbracci e sorrisi e progetti per la sua camera, la sua casa, il suo giardino ecc. Ma si sta facendo amici e ci stiamo inserendo nelle attività del quartiere e se piano piano acquistiamo un po' di stabilità anche noi sono certa che tornerà sereno come è sempre stato, il mio piccolo sole.

Chiudo con un pensiero. Ho un'invidia grande per chi scrive spesso bei post su blog curati e piacevoli. Invidio perché vorrei farlo anch'io, ma non so dove trovano il tempo per farlo. Eppure hanno uno o due bambini, c'è chi ne ha tre! Magari qualcuna lavora pure. Io sono una veloce e piena di idee, ma il tempo per redarre un post, rileggerlo, inserirlo, corredarlo di foto ecc. non sono 10 minuti. Quindi invidio (senza tensione, un'invidia piccolina e tonta) e continuo a chiedermi. Aggiungo che mi sono anche un po' rotta di leggere tanti diari felici on-line, ma me lo dico e poi ci ricasco, perché in mezzo a tante chiacchiere c'è sempre l'idea interessante, il racconto da non perdere. Forse dovrei filtare meno e scrivere al volo quel che mi passa per la testa. Forse, forse tante cose...

Lascio un saluto e preparo la colazione per tutti. Oggi stiamo in famiglia, tutti e quattro assieme senza fare cose in casa, la prima volta da quando siamo qui.

Un bacio.