Dopo tanto tempo e tanta acqua sotto i ponti, di cui prima o poi scriverò, oggi “riprendo in mano” la tastiera per scrivere che ieri è stato ucciso Vittorio Arrigoni.
Vittorio aveva poco più di 30 anni, lavorava per un Ong, nella striscia di Gaza. Per la sua biografia, andate qui, per il suo blog, che però io non conoscevo, qui.
Io nemmeno sapevo che era stato rapito, sommersa da lavoro, km in auto, pannolini, pappe, coccole, nanne e impegni mammeschi vari. E intanto lui era lì.
Io lo leggevo nel Manifesto e ogni volta mi lasciava come la sensazione di un pugno nello stomaco dato piano: senza fiato ma senza male. Ma senza fiato. Raccontava di quel che vedeva in Palestina, durante l’operazione Piombo Fuso, 2008-2009. Della morte, distruzione, sopraffazione anche dei più umili, di quanto ci volesse per non perdere la speranza e la fiducia, nelle e tra le persone, quelle rimaste. E concludeva ogni suo intervento scrivendo Restiamo Umani.
I giornali sono pieni di parole, per ora leggo online, più tardi cercherò di sfogliare qualcosa. Sono affranta. Mi sembrava di conoscerlo. La freschezza, l’essere così diretto, sottile, vedevo con i suoi occhi, sentivo il freddo delle sue mani.
Se volete leggerne allego questo, in cui sia la madre che un’amica rendono bene, con poche parole, la sensazione di stupore che ha dato l’epilogo di ieri. E questa rassegna stampa.
E ora silenzio.
Giorgia
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